Filippine? No grazie !
Contrariamente al solito, non mantengo l’ordine cronologico dei nostri scambi casa e salto la bellezza di altri 42 viaggi. Perché è successo un fatto per noi anomalo.
Ci piace tanto andare al mare, soprattutto in inverno. Riduce gli incipienti raffreddori, non azzera il colore ambrato conquistato al lago in estate e comunque ci fa star bene.
Ci andiamo con Grazia ed Enzo e ci raggiungerà l’ultima settimana anche Ram l’amico Indo Californiano che è già venuto con noi altre 12 volte.
A dire il vero eravamo già stati nelle Filippine nel lontano 1985. Esperienza disastrosa. Eravamo stati praticamente segregati per 10 gg in un isola, Sicogon.
Amici ci avevano detto di evitare il paese ma, l’agenzia Franco Rosso (con le madonne che gli abbiamo tirato qualche anno dopo sarebbe fallita 😉 ) ci convinse a provare quest’isola meravigliosa con maneggio, palestra, aereo privato per raggiungerla ecc. ecc.
In realtà era un Sheraton declassato, causa i topi nelle camere. La piana vicina era paludosa quindi, spruzzata giornaliera contro le zanzare con puro DDT e la cucina locale esclusiva, constava di maiale bollito su fornelli a kerosene e ananas in scatola.
La spiaggia era bellissima (e raggiungibile dopo 5 Km in un residuato bellico americano Willis nella giungla). Il volo di ritorno verso Tokyo in overbooking con Swissair (anche questa poi per fortuna fallita 😀 ) ci costrinse a rimanere 3 gg in più e acquistare un altro biglietto di prima classe solo per scappare.
Potrei scrivere un libro su questa antica pessima esperienza, ma lasciamo andare.
Dopo 31 anni ci riproviamo con uno scambio, una bella casa a nord dell’Isola di Borocay, se la cercate su Google è descritta come isola paradiso, da non perdere.
Questa è la cartolina che vi propongono.
e questo è lo stato reale …
Cari amici, dopo 70 cambi casa in 13 anni tutti conclusi benissimo, questa volta non è andata e ancora è successo alle Filippine.
Per arrivare all’isola i voli non coincidono 😦 e ci tocca dormire una notte a Manila. Se vi lamentate della qualità dell’aria nelle nostre città pensate a Manila… 20 milioni di abitanti e traffico quasi sempre fermo.
Alloggiamo in linea d’aria a 50 metri dall’aeroporto, ma c’è di mezzo una doppia autostrada, quindi 45 minuti di strada in taxi.
Per cenare c’è solo un enorme centro commerciale con ricchi negozi di designer europei ed un casinò gigantesco. I ristoranti sono solo dentro al casinò. Incredibile la popolazione dei giocatori. Probabilmente generazioni di perdenti hanno piagato i volti degli avventori che giocano.
Al centro dell’hangar un enorme roulette elettronica con centinaia di posti attorno, brucia patrimoni senza nemmeno la soddisfazione di vedere una pallina di avorio sintetico saltellare romanticamente dal rosso al nero.
Il cibo è presentato in stile decoration, tonno crudo in bellavista, ma quella cremina che sovrasta il tonno è purissima maionese Calvè. :-p
Al mattino dopo taxi 1 ora per fare 1 Km fino al terminal 4 😦
1 ora fino a Kalibo, altre 2 ore e 2.000 pesos in un van senza sospensioni, per arrivare al porto di Jetty, 25 + 75 + 100 pesos in biglietti, da comprare in 3 diversi botteghini in una hall dotata di gaia orchestrina, ci riceve Marilù con le chiavi di casa.
Mancia di qua, mancia di là, poi 650 pesos per attraversare l’isola, più le mance agli autisti per fermarsi al mercato.
Arriviamo così in fondo a un viottolo tra le case poverissime.
L’accesso, tra due miseri cancelli, è un penoso, lunghissimo, incredibile corridoio largo 70 centimetri, che delimita una scalinata diroccata, scavata tra rifiuti e macerie. Previa mancia qualcuno ci porta le valigie.
La baia più bella dell’isola, sulla quale si affaccia la casa è completamente occupata da un enorme cantiere che lavora fino a mezzanotte. E’ il cantiere che ha chiuso l’accesso alla casa e anche alla spiaggia. I padroni sono in causa con i costruttori, ma non ce lo hanno detto.
Impensabile restare qui, non c’è neppure un collegamento wifi. Ci mettiamo 2 giorni ad avvisare gli amici che avevamo invitato e riorganizzare, trovare alberghi eccetera. Il nostro unico mezzo di comunicazione, una SIM filippina che ci garantiva una velocità nominale di 32 Kb, mai raggiunti neppure di notte.
Dopo tanti anni e tanti viaggi non ci perdiamo d’animo e riusciamo a scappare. Certo la casa era pure bella e moderna, ma assolutamente inservibile.
Troviamo posto in 3 alberghi differenti, è alta stagionee non sono economici. Sarebbero anche belli, ma non avevamo previsto di averne bisogno.
Per me è solo una constatazione, le Filippine sono un paese bellissimo, ma bacato da radici putride. Su una base cattolica lasciata in eredità dei bigotti dominatori Spagnoli, l’esercito americano ha costruito una società postribolare che desse supporto ai milioni di combattenti maschi contro Giappone e Corea.
Il risultato, dopo favolosi decenni di dittature e democrazie discutibili, è un sistema intricato di mafie che corrodono tutto. I poveri sono sempre più poveri e tirano a campare.
In un paese baciato dal sole, 7000 isole e un potenziale turistico immenso, le costruzioni selvagge occupano ogni metro quadro possibile.
La povera ma gustosa cucina casalinga lascia il posto ad hamburger all’ananas, patatine fritte umidiccie, qualche raro pesce stracotto mahi-mahi e tilapia da allevamento. Non c’è più pesce nel mare e la pesca sarebbe proibita.
Per i più abbienti, carissimi gamberoni tigre dagli allevamenti Thai, aragoste giganti morte da tempo o grassi spiedini di carni indefinite. Il manzo viene dagli USA.
Del maiale si vede solo la pancetta, chorizo e salsicce colorate. Polletti seccarelli, pane sempre molliccio e riso bianco cotto senza sale.
I resort internazionali vendono il massaggio a 3.500 pesos. In città si paga 1.000, sulla spiaggia 500, nelle vie dietro 250.
Il fatto è che le massaggiatrici, spesso non molto più che signore spalmacrema, lo fanno per 150 pesos, circa 3 dollari per un ora. Il resto va agli intermediari.
Un chiringuito sulla spiaggia del nord, l’unica rimasta per ora intatta, deve pagare il 30% del venduto ai gestori delle barche che scaricano i cinesi lì davanti. I barcaioli pagano la metà dell’incasso ai padroni delle barche, che pagano il diritto di affitto ai proprietari della spiaggia dove lasciano le barche di notte.
Lo stesso succede per i motorini con sidecar da trasporto, che pagano la percentuale ai mafiosi che presidiano la strada per il diritto di caricare i turisti. 10 pesos per i locali e 150 per i turisti. E così via.
Ma noi ci divertiamo lo stesso, bagni, camminate sulla lunghissima e bianca spiaggia afffollata di gente e castelli di sabbia. 😎
Chiacchierate con gli amici. Ci guardiamo qualche film che ci siamo portati sull’airbook.
Vicino all’albergo di Grazia ed Enzo troviamo una spiaggetta con poca gente perchè difficile da raggiungere e allora facciamo perno lì intorno. Qualche banana, qualche massaggio e tanti bagni. Basta ridurre le pretese.
Non avendo casa andiamo al ristorante lungo la spiaggia…
o al D’Mall al centro della white beach piena di negozi di cineserie e di souvenir.
Ram ci introduce alle ultime scoperte sulle tecniche di Mindfullness, in italiano Consapevolezza, che sta rivoluzionando gli studi sulla mente umana.
E’ pieno di Cinesi e di Coreani che si fanno selfie, che si fotografano a vicenda, che si riprendono in gruppo. In ogni area di venti di metri quadri ci sono almeno 30 scatti al minuto.
Tutti uguali, con le dita a mimare una V per … vittoria??? O che altro?
Poi una foto con il saltino, poi le mani a cuore, poi una serie infinita di smorfie e ammiccamenti in varie posizioni di mani e corpo a mimare quelle rese famose dalle copertine dei giornali glamour. Le coppie di sposini vengono qui per farsi fotografare al tramonto tra alberi spogli.
Ah! e quasi tutti hanno l’iPhone 6s plus, colore DORATO. Tutto va online sui profili social. 😦
I Coreani sono i più eleganti (e i più coperti) con tutine complete che lasciano libero solo il volto, schermato però da cappelli a larga tesa. Ci fanno pure il bagno, indossando anche una cintura di salvataggio con galleggiante incorporato, una maschera subaquea dotata di videocamera GoPro e snorkel in mezzo alla fronte.
Innumere barche a bilanciere raccolgono migliaia di turisti al giorno e li portano a duecento metri di distanza dalla riva, per fare snorkeling o addirittura immersioni con bombole a ben 3 metri di profondità dove una volta c’era la barriera corallina.
Ah! Dimenticavo, come a Venezia (sigh!) ogni giorno arrivano un paio di navi da crociera che scodellano 5/6.000 turisti in più che spariranno all’ora di cena.
Poi non dite che non ve lo avevo detto!
Alla prossima …